Pensione e lavoro autonomo, senza un documento si rischia grosso

Andare in pensione non significa necessariamente smettere di lavorare. Per non rischiare sanzioni, però, occorre informare l’INPS della propria decisione.

I pensionati che svolgono un’attività autonoma devono assolvere determinati obblighi nei confronti dell’INPS o incorreranno in pesanti sanzioni.

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La pensione è il momento in cui si potrà godere il meritato riposo dopo una vita di impegni lavorativi. Per quale motivo, dunque, continuare a lavorare dopo il pensionamento? C’è chi non è capace di stare con le mani in mano e sente che la “vita da pensionato” non gli appartiene e c’è chi è costretto a continuare con un’attività autonoma a causa di un assegno pensionistico inadeguato per vivere un’esistenza dignitosa. Guardando al futuro si teme che sempre meno persone potranno godersi il riposo della pensione. Il sistema di calcolo contributivo dell’assegno, infatti, inciderà negativamente sugli importi erogati dall’INPS. Considerando che già oggi le cifre sono basse si teme su ciò che potrà accadere tra pochi anni. Indipendentemente dalla motivazione, i pensionati possono continuare a svolgere un lavoro autonomo a condizione che soddisfino specifici adempimenti.

Pensione e lavoro autonomo, cosa occorre sapere

Pensione e lavoro autonomo, vige il divieto di cumulo. Ciò significa che ogni anno i titolari di pensioni hanno l’obbligo di inviare all’INPS la dichiarazione dei redditi da lavoro autonomo con riferimento all’anno precedente. Nel 2022, ad esempio, i pensionati hanno dovuto documentare i redditi del 2021; nel 2023 dovranno inviare quelli del 2022.

Sono esclusi dall’obbligo, però, alcune categorie di persone. Parliamo dei titolari di assegno e pensione di invalidità con decorrenza entro il 31 dicembre 1994, dei titolari di pensione di vecchiaia e della pensione di vecchiaia liquidata con sistema contributivo. Non vige il divieto di cumulo, poi, per i titolari di pensione di anzianità, di trattamento di prepensionamento a carico dell’Assicurazione generale obbligatoria e di forme sostitutive.

Non devono inviare la dichiarazione, poi, i titolari di pensione o assegni di invalidità a carico dell’AGO dei lavoratori dipendenti e delle forme di previdenza esonerative e coloro che hanno accumulato redditi nel 2021 per importi inferiore a 6.702,54 euro. Concludiamo con i pensionati a carico delle Gestioni previdenziali dei lavoratori autonomi a condizione che l’anzianità contributiva sia superiore a 40 anni. 

I rischi per chi non invia la dichiarazione

Tutte le categorie di pensionati non esonerati dall’obbligo di invio della dichiarazione dei redditi da lavoro autonomo devono procedere con l’inoltro della documentazione entro il 30 novembre. Due settimane di tempo, dunque, per regolarizzare la propria posizione e non correre il rischio di dover pagare pesanti sanzioni. La somma da erogare all’INPS in caso di insolvenza sarebbe pari all’importo annuo della pensione percepita nell’anno di riferimento della dichiarazione stessa (2021 per il 2022).

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