Riforma delle Pensioni, parlano i cittadini: cosa sperano dalla politica

La Riforma delle Pensioni è nelle mani del Governo ma ciò non significa che i cittadini siano privi di idee su quali sarebbero gli interventi auspicabili.

Mentre il dibattito sull’uscita dal mondo del lavoro continua, i lavoratori elaborano suggerimenti volti a delineare le soluzioni più appetibili per tutti.

Riforma delle Pensioni
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Come si andrà in pensione nel 2023? Continuiamo a chiedercelo e le risposte ufficiali continuano a mancare. Ci sono delle ipotesi più valide di altre come Quota 41 con il paletto dell’età anagrafica, Quota 120 modificata, la proroga dell’APE Sociale e di Opzione Donna. L’idea di Opzione Uomo sembrerebbe essere stata accantonata mentre rimangono attive fino al 2024 la pensione di vecchiaia (67 anni di età e 20 anni di contributi), la pensione per precoci e la pensione anticipata ordinaria. Una riforma strutturale perfetta dovrebbe accontentare i lavoratori in termini di flessibilità e convenienza economica anche con un’uscita anticipata. In generale, poi, sarebbe bene che aumentassero gli assegni ma questo è un altro discorso lungo e complesso. Quel sistema di calcolo puramente contributivo, inoltre, non convince assolutamente i cittadini rivelandosi molto meno vantaggioso rispetto al sistema retributivo. Cosa c’è, dunque, nei sogni dei lavoratori?

Riforma delle Pensioni, quello che i lavoratori vorrebbero

Il primo sogno comune a tanti cittadini è non dover attendere i 67 anni (e oltre) per andare in pensione. Lasciare il lavoro a 62/63 anni, questo è quanto auspicano molte persone a condizione, però, che il taglio sull’assegno pensionistico non sia eccessivo. Anticipare l’età del pensionamento significherebbe – oltre che raggiungere il meritato riposo – dare spazio a quel ricambio generazionale che in Italia tarda ad arrivare. Con tutte le conseguenze del caso. Basta citare la digitalizzazione degli ultimi anni per capire perché in molti settori si senta la necessità di persone preparate dal punto di vista informatico per accelerare procedure e aumentare la produttività.

Tra i desideri dei lavoratori, oltre la flessibilità, troviamo l’uguaglianza. Regole chiare, precise, valide per tutti. Non per alcune categorie e per altre no. Basta misure provvisorie a cui se si è “fortunati” si potrà accedere altrimenti bisognerà attendere la famosa manna dal cielo. Provvedimenti dovrebbero essere presi anche con riferimento all’importo minimo. In un mondo ideale nessuno dovrebbe poter vivere – anzi sopravvivere – con 600 euro al mese.

Altre idee nella mente dei cittadini

Ipotesi da valutare l’introduzione nelle forme pensionistiche di sconti di un anno per ogni figlio e di un anno per le aspettative richieste per l’assistenza ad un familiare con disabilità. C’è, poi, il ricongiungimento gratuito dei contributi versati in più casse e la possibilità di inserire i periodi di NASPI o disoccupazione nel calcolo del montante contributivo.

Insomma tante idee, alcune realizzabili altre meno, che rappresentano in pieno la voglia di cambiamento che gli italiani auspicano in tema “pensioni”.

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